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Nell'era De Mossi non esiste il "pensiero unico" della giustizia paliesca

Roberto Martinelli ha messo a segno un uno-due di interventi sulle "regole del gioco" che richiamano il nostro intervento, se non altro per alimentare una discussione nella quale i quattrogiornisti, e onorandini quattrogiornisti, non sanno di cosa si parli. Un motivo in più per scrivere.

Iniziamo dal suo primo intervento, nel quale, riprendendo spunti a firma di Sensi, Martinelli è arrivato ad affermare che l'attuale giustizia paliesca è amministrata da un "pensiero unico". Secondo Martinelli, la linea De Mossi è "la conclamata intenzione di impostare una propria linea di pensiero e quindi di creare una propria giurisprudenza paliesca”. Non è assolutamente così.

Martinelli ignora alcune fasi in cui è iniziata la gestione della giustizia paliesca dell'era De Mossi. Il ballottaggio a ridosso dell'inizio del "gioco del Palio"; la gestione solitaria dei giorni del Palio che, come suggerito a ripetizione da queste pagine, trovò concretezza; gli episodi di Tartuca e Montone tra i canapi del luglio 2018 e le memorie delle due Contrade ad un neo-eletto Assessore Delegato la cui nomina avvenne il 5 luglio; l'eredità della disastrosa gestione del copia-incolla di Brunetto Nostro, il quale non assume provvedimenti a carico della Pantera e l'anno successivo lo fa, con troppi nascosti suggerimenti, nei confronti dell'Oca.

Da questo cocktail, verificatosi in una manciata di giorni dall'elezione, De Mossi, sicuramente confrontandosi con Tirelli, ha cercato e trovato quella formula, a nostro parere vincente, di svincolarsi dal recente passato.

Perché, vedi Roberto, se si ammette che nel passato recente si è sbagliato, pur esistendo tutte le prerogative per assumere sanzioni disciplinari di un certo rilievo, è forse giusto continuare a sbagliare, oppure è più corretto tagliare decisamente con il passato ed impostare una nuova linea di massima coerenza per la gestione del presente e del futuro?

Negli atti ufficiali sono spiegati accuratamente i motivi per cui Tirelli, prima, e De Mossi, dopo, hanno "rotto" con il passato del copia-incolla di Brunetto Nostro. E questo, caro Roberto, non è "pensiero unico", bensì una corretta e consapevole gestione della giustizia paliesca.

La grande competenza di Martinelli sulle "regole del gioco" non è in discussione, ma Martinelli vuole legare il passato al presente attraverso un filo storico che porta, come ha portato, ad una ingestibilità della Festa che si deve muove con i passi della società attuale.

E' evidente, come abbiamo scritto in un nostro precedente studio, che se i precedenti dei fatti del 1958 (aggressione del barbaresco della Torre al fantino della Lupa) e del 1964 (calcio sferrato da un monturato dell'Oca al fantino della Chiocciola) fossero stati "tradotti", protetti e proiettati ai giorni nostri, il Palio non si sarebbe più potuto correre per evidenti motivi di ordine pubblico a causa del veto prefettizio, come già avvenuto in passato.

De Mossi doveva rompere con il recente passato e motivare, come ha ampiamente fatto seguendo Tirelli, le decisioni sanzionatorie. E' evidente che uno come Sensi, che ha la pretesa di contestare le decisioni del 2018 affermando testualmente che i provvedimenti mancano completamente di motivazioni, questi passaggi non li può né seguire, né comprendere.

Torniamo a Martinelli. Se Barni non avesse "rotto" nel 1979 con la gestione del passato sulla giustizia paliesca, il 101, con la combinazione della responsabilità diretta ed indiretta delle Contrade, non sarebbe mai emerso. Anche lui allora, e secondo il ragionamento di Martinelli, ha applicato il "pensiero unico"?

De Mossi, proprio come Barni, ha rotto in modo deciso con il passato, poiché gli atteggiamenti messi in atto dai fantini di Tartuca e Montone sono risultati di una gravità tale che non si potevano riproporre i copia-incolla con cui non fu sanzionata la Pantera (responsabile direttamente dell'atteggiamento del suo fantino Carboni) e sanzionata l'Oca (per il comportamento di Pusceddu), dopo che Brunetto Nostro aveva permesso ufficialmente la violazione dell'ordine di ingresso al canape.

De Mossi ha saputo imporre una nuova direzione della giustizia paliesca, non attraverso il "pensiero unico" ma con una concretezza di motivazioni e argomentazioni, che non si sono riscontrati nemmeno ai tempi di Piccini.

Facile per gente come Sensi non approfondire, sicuramente perché non all'altezza, le motivazioni e Martinelli farebbe molto bene a far consultare a Sensi i copia-incolla dell'era di izyno e di Brunetto Nostro; copia-incolla confezionati dagli immancabili Suor Palio, Poc e del collo. Guarda le combinazioni.

Come faccia Martinelli a sostenere che Tirelli, prima, e De Mossi, dopo, non abbiano agito "nella consapevolezza della necessità di un limite" all'esercizio del “pensiero unico” proprio non riusciamo a capirlo. De Mossi, assieme a Tirelli, è stato coerente, non repressivo e non arbitrario, come si vuole far intendere, ed è stato molto, ma molto, rispettoso delle "regole del gioco".

Colpa di Tirelli e De Mossi tutto ciò che è accaduto nel luglio 2018, ottobre 2018 e agosto 2019? Colpa di loro o delle indicazioni dell'Ente Contrada? Alla luce delle copiose motivazioni (entrambi al momento hanno confezionato un dossier di circa 200 pagine) è colpa loro se sono scattati i provvedimenti disciplinari? Dov'è il "pensiero unico" se fatti analoghi non venivano sanzionati prima e adesso sì?

Come si può fare a trovare analogie sanzionatorie, tra comportamenti come quelli che si sono verificati nel luglio 2018, se non si fissa "un punto e a capo"?

Con abilità, molta abilità, i dirigenti del Montone sono riusciti, in modo perpetuo, a far passare la sanzione di ottobre 2018 attraverso un ‘sentito dire’; ma, contrariamente a quanto sostenuto ("un ‘sentito dire’ senza riscontro probante per giustificare punizioni ‘esemplari’") la realtà attraverso le delibere ufficiali è molto ben diversa. Baste leggere e saper leggere.

A parte che non si è trattato di "punizioni esemplari", ma di una semplice "deplorazione" tanto per iniziare; poi le motivazioni contenute negli atti chiariscono che l'iter sanzionatorio è stato approfondito e meticoloso. Il Montone, invece di acquistare le pagine de La Nazione, avrebbe forse fatto meglio a rivolgersi al Tribunale alla Lizza per contestare e provare l'immaginario "sentito dire".

Nel suo intervento per sostenere il concetto di "pensiero unico", Martinelli chiama in causa l'art. 98 "il quale dispone che avverso le decisioni della Giunta non è ammesso alcun tipo di ricorso”. Concetto questo che, però, non riguarda la modifica del 1998 con l'istituzione del giudice di primo grado; bensì contenuto, grazie all'avvocato di Palazzo Borsi, già nella modifica del 1972. Il richiamo è servito a Martinelli per agganciare il suo legittimo pensiero alla procedura "in un sistema in cui non siano previsti controlli esterni al sistema stesso, nella certezza quindi che l’iniziativa non potrà essere censurata".

E' bene ricordare che le modifiche del 1999, in cui Sensi era parte della Commissione, vennero dettate da precise sollecitazioni degli onorandini per cui c'è da chiedersi quali siano i confini del "pensiero unico" di De Mossi, nel momento in cui sono state applicate le regole che, fin dai tempi Iappini, gli onorandini insistevano, attraverso una moltitudine di OdG, venissero applicate?

Il "pensiero unico", come il "sentito dire", non esistono perché, molto semplicemente, si tratta solo di applicare le norme verso comportamenti che emergono in modo che siano visibili a tutti. Si potrà poi fare polemica sul fatto perché le aggressioni alle Ambulanze, ed operatori sanitari, non vengano sanzionate (mai); ma mai si potrà pensare che il "pensiero unico" esista solo per limitare le azioni di difesa da parte di chi, infrangendo consapevolmente le norme, prova a lamentarsi pubblicamente frignando.

Dagli atti ufficiali di questo biennio amministrativo sono emerse tesi difensive che meritano opportuni approfondimenti,m per evidenziare le bizzarrie da parte della nuova classe degli "avvocati palieschi", intenti a vivisezionare tutte le virgole contenute all'interno dell'articolo in esame, piuttosto che nel replicare ad atteggiamenti ed irregolarità evidenti ed alla luce del sole. Il "sentito dire" non fa rima con il "pensiero unico".

 Sul secondo argomento paliesco sollecitato da Martinelli l'appuntamento è per i prossimi giorni.

13 luglio 2020