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27 gennaio 2023: il giorno della Memoria … e “una poesia sul Palio”

 

            Lo scorso anno, nel numero di Sunto del 31 gennaio, pubblicai un breve articolo dal titolo “27 gennaio: riflessioni a margine del ‘giorno della Memoria’”.

            Lo spunto me lo aveva dato l’iniziativa della Contrada del Leocorno che aveva apposto nel vicolo degli Orefici dove era nato il suo contradaiolo Vasco Borgogni, una targa con la seguente dizione :”Qui nacque nel 1906 Vasco Borgogni proclamato, insieme alla moglie Ada Rosi, Giusto tra le Nazioni per aver contribuito alla salvezza dell’amico Mario Cabibbe e della sua famiglia durante le persecuzioni nazi-fasciste degli anni 1939-1945. Il popolo del Leocorno pone questa targa in memoria”. A seguire la data del 27 gennaio 2022.

Nell’articolo ricordavo che Mario Cabibbe, dipendente del Monte dei Paschi di Siena - all’epoca Istituto di Credito di diritto pubblico - insieme ad altri colleghi nel novembre 1938 fu allontanato dal servizio e messo “in congedo straordinario “a seguito [si legge nel verbale della riunione 22 novembre 1938] dei provvedimenti per la difesa della razza adottati dal Consiglio dei Ministri”. Successivamente, nella riunione del 22 febbraio 1939, il Comitato Esecutivo della banca “dispensava dal servizio” (sostanzialmente: licenziava in tronco), con decorrenza 1° marzo 1939, Mario Cabibbe ed i suoi colleghi in base al R.D. 17 novembre 1938 che recava provvedimenti per la difesa della razza e disponeva, tra l’altro, che gli Istituti di diritto pubblico non potevano avere come loro dipendenti appartenenti alla razza ebraica.

Passato un anno, e ricorrendo di nuovo il giorno della Memoria, mi è capitato di riprendere in mano l’articolo e la relativa documentazione. E tra le altre cose, ho ritrovato una nota nella quale l’amico Mauro Civai così scriveva: “Ho conosciuto poco, per motivi anagrafici, Mario Cabibbe, poeta istriciaiolo assai amato (allora), autore tra l’altro di una bellissima poesia dedicata alla vittoria dell’Istrice del 16 agosto 1958. E’ un racconto del Palio incombente che Cabibbe fa al poeta belga suo amico Roger Desaise ed è diviso in tre parti: l’attesa che precede la corsa, il primo post scriptum per gridare la vittoria, il secondo post scriptum per dire del dopo-palio. Per l’appunto vince l’Istrice e i toni si fanno sempre meno compassati. Forse questo fatto (della partecipazione sentitissima all’evento) ha nuociuto al successo della lirica che, malgrado abbia una qualità non lontana da quella precedente (1939) di Montale - che è senza ombra di dubbio un delle più intense di questo Autore e la più bella di cinque colonnini fra le tante scritte sul Palio - non ha mai avuto grande diffusione”.

 Riflettendoci un po’, mi è sembrata l’occasione per proporre la lirica di Cabibbe all’attenzione dei lettori di Sunto”.

Roberto Martinelli