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ULTERIORI  RIFLESSIONI  SULLA  “QUESTIONE  MONTEPASCHI”

 

                Nel mio  precedente articolo pubblicato su Sunto del 27 febbraio 2021 dal titolo “Riflessioni e dubbi di uno degli ultimi ‘montepaschini’” tornavo dopo molto tempo a parlare della situazione di Monte Paschi (in seguito:  Banca o anche Mps).

Osservavo tra l’altro che mi sembrava di poter cogliere “una qual certa contraddizione” in quei soggetti che dichiarano di voler difendere la Banca come ente territoriale senese e al tempo stesso premono perché venga aggredita con azioni per danni, per di più in una situazione in cui la Banca non ha ancora raggiunto un adeguato livello di stabilità. Ammettevo che ci fosse la possibilità di spiegare una tale contraddizione, ma osservavo che di primo impatto la situazione sembrava proprio così.

Nell’occasione rilevavo anche che secondo  alcuni “gli accantonamenti a bilancio della Banca” a copertura dei rischi d’esito di tali azioni di danni erano di un qualche ostacolo, data la loro onerosità, alla ricerca di una valida soluzione per il percorso futuro di Monte Paschi.

Affronto di nuovo  l‘argomento a breve distanza di tempo solo perché ho ultimamente letto sulla stampa locale alcuni interventi che possono aiutarmi a precisare il mio pensiero. Resta fermo che i miei scritti si pongono esclusivamente sul piano dell’analisi dei comportamenti e dei possibili effetti di tali comportamenti, ovviamente dalla mia prospettiva di “montepaschino” chiarita nell’articolo precedente.

Sul punto: “una qual certa contraddizione/1”

                Il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani (in Corriere di Siena del 12 aprile 2021), premesso che quella di Monte Paschi è una questione non solo senese ma di tutta la Toscana, ha ribadito la volontà della Regione di dare ancora battaglia “a difesa di Rocca Salimbeni”  ricordando che il Consiglio Regionale ha deliberato di chiedere a livello nazionale e delle istituzioni europee il prolungamento del mantenimento della partecipazione pubblica nel capitale della banca.

Al tempo stesso ha dichiarato che “fondamentale sarà anche l’azione giudiziale della Fondazione Mps nei confronti della banca”: cioè l’azione legale (scrive il giornalista) da 3,8 miliardi di euro riferibile agli aumenti di capitale della Banca dal 2008 in poi che, di fatto, hanno determinato un depauperamento del patrimonio della Fondazione stessa.

Nella sua sinteticità e in assenza di una qualunque precisazione specifica o distinguo o spiegazione (niente del genere risulta dalla lettura dell’articolo), l’intervento del Presidente Giani può essere ritenuto “un caso di scuola” a supporto dell’idea della “contraddizione”.

Sul punto:”una qual certa contraddizione/2”

Ben lontane dalla semplicistica posizione del Presidente della Regione le dichiarazioni del Sindaco di Siena riportate sul Corriere di Siena del 25 marzo 2021: “L’opportunità da cogliere è quella di ripatrimonializzare la Fondazione Mps, le operazioni da fare sono quelle per ridare patrimonio a Palazzo Sansedoni. Certo è necessaria la patrimonializzazione della banca per  farla andare avanti, ma sono due patrimonializzazioni diverse: a quella della banca dovrà partecipare il Mef [Ministero Economia e Finanze] e gli azionisti, l’altra è relativa al fatto che la Fondazione si è svenata nel tempo per gli aumenti di capitale della banca, si tratta di restituire soldi al territorio, considerando anche quello che è successo nel panorama giudiziario”.

 Puntuale è l’esposizione del Sindaco  sulle posizioni funzionali della Fondazione Monte Paschi da  una parte e del Mef dall’altra parte, e il quadro che ne risulta (prescindendo da altre considerazioni) potrebbe far ritenere in qualche modo risolta la “qual certa contraddizione”.  E “in linea teorica” potrei anche essere d’accordo se di contro non ci fosse un elemento di fatto che “in pratica” non permette di ritenerla ancora superata: l’incertezza della situazione.  Seguitemi nel ragionamento.

La situazione appare  la seguente. Da un lato la Fondazione ha avanzato alla Banca una richiesta di risarcimento danni per complessivi 3,8 miliardi di euro. Dall’altro lato secondo voci della Banca il Mef sembrerebbe pronto ad intervenire per una ricapitalizzazione di Monte Paschi ma solo nell’ipotesi che non si concretizzi la fusione con altro soggetto bancario e venga invece seguita la strada dello sviluppo autonomo. Quindi rispetto alle “due separate patrimonializzazioni” di cui ha detto il Sindaco: sul versante Fondazione l’iter è già stato impostato, sul versante Mef non mi risulta invece alcuna presa di posizione “pubblica” (la questione sembrerebbe demandata alle trattative tra Banca e Fondazione), ma persiste una fase (diciamo così) valutativa, in attesa che maturino gli eventi. E sotto questo profilo non è purtroppo da escludersi un indirizzo governativo teso ad uscire da una situazione che ha prodotto gravi perdite (a seguito della riduzione di valore del capitale di Mps in possesso di Mef), magari privilegiando una soluzione rischiosa per il mantenimento della identità territoriale della Banca. Senza poi dimenticarsi dei vincoli e  degli impegni contratti con l’Unione Europea in occasione dell’ingresso dello Stato nel capitale di controllo di Monte Paschi.

Detto terra terra: da un lato, dalla Banca potrebbero uscire “soldi” all’esito della cause di risarcimento o a seguito di accordi tra le parti interessate; dall’altro lato detti “soldi” potrebbero rientrare nella Banca attraverso una ricapitalizzazione di Monte Paschi che peraltro dipende da sviluppi futuri,  invero incerti anche perché legati alle decisioni di  soggetti “terzi” nazionali  ed europei.

E’ nel senso ora precisato che  mi sembra dunque di poter ragionevolmente affermare che, allo stato attuale della cose, la “qual certa contraddizione” non può ancora dirsi risolta.

Sul punto: “soggetti politici e Fondazione”

                Leggo su La Nazione dell’11 aprile 2021 la presa di posizione della Lista Politica “In Campo” sulle dichiarazioni del Sindaco sopra riportate: “Premesso che la Banca e la Fondazione hanno in comune l’esigenza di dover essere ripatrimonializzate, non condividiamo le modalità con cui il primo cittadino ritiene che debba avvenire tale ricapitalizzazione. Secondo lui la Fondazione dovrebbe essere ricapitalizzata con il ricavato delle richieste di risarcimento che la stessa dovrebbe ottenere dalle cause contro la Banca. Si tratterebbe di un’azione in totale disprezzo di ciò che la Banca rappresenta per la città”.

                Immediata la replica di “Siena Aperta” (su La Nazione del 12 aprile 2021). Detta Lista Politica rivendica di avere invocato per prima la richiesta di risarcimento da parte della Fondazione e precisa che quanto al ‘merito’ della richiesta “saranno i legali a valutarlo” e quanto al ‘fatto morale’ “il silenzio o il sostegno del Mef e di Bankitalia all’acquisto di Antonveneta forniscono ragioni adeguate”.

                Le osservazioni di “In Campo” e di “Siena Aperta” mi richiamano alla mente le seguenti riflessioni  svolte nel mio precedente scritto: “Non entro, né punto né poco, nel metodo e nel merito della richiesta di danni avanzata dalla Fondazione a Monte Paschi. A me interessa solo evidenziare un aspetto (non pratico ma, direi, psicologico) della faccenda: e cioè che la vertenza Fondazione-Monte Paschi è una vera e propria questione di famiglia”. Precisavo al riguardo che al momento della ‘trasformazione in società per azioni’ il Monte dei Paschi di Siena, Istituto di credito di diritto pubblico, divenne l’attuale Fondazione; questa, a sua volta, creò una nuova società per azioni bancaria che divenne l‘attuale Banca Monte dei Paschi di Siena Spa, detenendone l’intero pacchetto azionario.  Concludevo così: “Al momento la Fondazione possiede una piccolissima parte del capitale della Banca, ma la marca di origine non cambia: la Fondazione è figlia della Banca”.

Sul punto: “accantonamenti a bilancio della banca a copertura rischi azioni per danni”

Prosegue ancora Siena Aperta: “… Se invece si pensa che la richiesta possa mettere in difficoltà la Banca, ricordiamo che oltre ai 3,8 miliardi di euro richiesti dalla Fondazione pendono altri 6 miliardi di richieste di altri investitori e clienti, cui possono aggiungersi altri 5 miliardi nel caso che Profumo e Viola siano definitivamente condannati. Quindi un eventuale ‘sacrificio’ della Fondazione non risolverebbe alcun problema”. Rilevo al riguardo quanto segue.

Non v’è dubbio, stando ai numeri in ballo, che l’eventuale “sacrificio” della Fondazione (cioè l’abbandono da parte della Fondazione della richiesta di risarcimento danni)  non risolverebbe il problema restando in essere le altre richieste di danni già avanzate per 6 miliardi di euro e altre possibili per ulteriori 5 miliardi.

Ma credo non vi siano dubbi nemmeno sul fatto che 3,8 miliardi di euro - come si dice -  “non sono noccioline” e che evidentemente potranno avere il loro bel peso sulla situazione economico finanziaria della Banca e sulle sue esigenze di patrimonializzazione.

Quanto poi all’eventuale “sacrificio” della Fondazione, avendo avuto modo di osservare che nella questione Monte Paschi numerose sono le soggettività coinvolte, vasti gli interessi in gioco e diversificati i tavoli su cui ruota la partita, nel mio articolo precedente così mi sono espresso: “Riconosco in pieno i diritti, di diversa natura e spessore, spettanti ai vari soggetti che sono interessati e coinvolti nelle vicende di Monte Paschi e la piena legittimità di esercitare la tutela di tali diritti, con le forme e nelle sedi ritenute opportune”. In altri termini: ciascun soggetto interessato (economico, politico, istituzionale, sociale, singolo o in gruppo) ha diritto di fare la propria parte, o  quella che comunque ritiene essere la propria parte. Le fila si tireranno a bocce ferme.

Roberto Martinelli