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Fronteggiamenti secondo Roberto Martinelli Le sentenze di condanna di contradaioli per i fronteggiamenti in Piazza del Campo: per una iniziativa dell'intera comunità cittadina Ad evitare equivoci dico subito che, per il mio modo di pensare, non sono tra i sostenitori della cosiddetta teoria assolutoria del “cazzotto”, neppure sotto l’angolazione del “cazzotto buono”: un cazzotto dato o preso crea sempre svariati problemi. Ma riterrei comunque arrivato il momento per la comunità contradaiola e l’intera comunità senese di alzare un più vigoroso grido di dissenso contro una criminalizzazione dei nostri contradaioli che equipara i loro comportamenti in Piazza del Campo a comportamenti ben più gravi che si verificano nel nostro paese. Dal punto di vista delle recenti sentenze, e conseguentemente nella valutazione immediata della gente comune che poco o nulla sa di Palio, le condanne per “rissa” mettono gli atti dei nostri contradaioli sostanzialmente sullo stesso piano di pericolosità, ad esempio, delle risse che con frequenza si verificano in occasione delle partite di calcio, dentro e fuori gli stadi; ed ora, la condanna anche per “resistenza a pubblico ufficiale” potrebbe addirittura suggerire un assurdo richiamo a quegli scontri nei quali individui coperti di sciarpe e cappucci affrontano nelle strade le forze dell’ordine. Accostamenti grossolani che sentiamo ingiusti e fuorvianti. E’ ormai evidente che, al momento, la difesa giudiziaria, ancorché condotta con abilità ed attaccamento alle nostre istituzioni, e anche con l’ottenimento di validi risultati per molti contradaioli coinvolti, purtuttavia non riesce a scalfire il muro della valutazione strettamente “formale” degli accadimenti da parte del giudice. Né sono serviti più di tanto i vari interventi (autorità ed esperti e studiosi) succedutisi nel tempo tesi a chiarire ai giudicanti la vera natura della realtà contradaiola. Forse occorre, a questo punto, un qualcosa di significativo, un’iniziativa che contrasti più efficacemente la deriva che rischia di infangare pesantemente il nostro mondo di cui vengono criticati taluni episodi (certo problematici e che come tali richiedono comunque da parte nostra una adeguata riflessione) senza peraltro tenere nel giusto conto motivazioni e raffigurazioni che ne stanno alla base. Potrebbe pensarsi ad esempio ad una iniziativa comune e coordinata delle istituzioni contradaiole e dell’Amministrazione Comunale: una presa di posizione netta e decisa, e al tempo stesso propositiva considerati il carattere pubblico dell’iniziativa ed il ruolo degli interlocutori cui sarebbe più o meno implicitamente diretta. Da un lato il pensiero corre ovviamente al Magistrato delle Contrade la cui presa di posizione ufficiale, per avere più rilievo (e se lo si riterrà opportuno) potrebbe anche non restare un atto di responsabilità dei soli Priori che lo compongono, ma essere oggetto di discussione e approvazione da parte delle assemblee delle diciassette contrade. Dall’altro lato una analoga presa di posizione dell’Amministrazione Comunale da manifestarsi attraverso decisioni assunte dai competenti Organi comunali. Invero più volte Comune e Magistrato hanno fatto sentire la propria voce; ma - come dire - ogni voce, legittimamente compresa del proprio ruolo, perveniva in tempi diversi e, seppur sostanzialmente coerente con le altre nei contenuti, affrontava spesso un aspetto piuttosto che un altro o affrontava lo stesso aspetto sotto angolazioni diverse, talvolta quindi con un effetto dispersivo. Questa volta invece penso ad una voce unica, ad un’unica tonalità, ad un’unica e contemporanea assunzione di responsabilità. E’ fattibile quanto sopra? E, soprattutto: può servire a qualcosa? Posso solo sperarlo. E’ solo un’idea, ed ovviamente può pensarsi ad altre iniziative, al posto o in aggiunta a quanto sopra prospettato. L’importante è che in qualche modo si provi ad abbattere questa sensazione di negatività, quasi di impotenza, che ci intristisce. Allo stesso tempo: (1) ai nostri validi professionisti il compito di continuare a difendere in giudizio la sincerità e l’onestà del nostro modo di essere. D’altra parte è un dato oggettivo che nel passato molto spesso la magistratura non si è mossa per i fronteggiamenti in Piazza del Campo: con ciò dando prova che ben possono detti episodi essere valutati in un modo differente dalla severa puntigliosità delle recenti decisioni;
(2) ai nostri amministratori pubblici, ai nostri
politici, ai nostri dirigenti di contrada, e a chiunque ne sia in grado, il
compito di prospettare alle pubbliche autorità, e a coloro che ne assumono via
via le funzioni, i motivi per i quali il fenomeno Palio chiede di essere capito
e quindi giudicato per quello che sostanzialmente è: una viva esperienza
socializzante grazie all’attività quotidiana delle sue contrade cui le corse del
Palio danno il sale dell’entusiasmo. 17 marzo 2025 |
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