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Il Pinguino Geniale: sanzioni inventate per Lupa e Dinopes All’Illustre Direttore di Sunto
Consegnato al silenzio; impossibile analizzare l’incommentabile; nulla di peggio si mai era letto in termini di giustizia paliesca: ripiego; intollerabile il tacere dinanzi all’ignorare di norme e principi e, per quel che più conta, infingardo non denunciare la palese miopia di chi ebbe a decidere, sì da rischiare di compromettere ogni possibile futuro equilibrio. Chiaro il principio: la Contrada risponde in via diretta dell’operato del proprio fantino. Impossibile separarne i destini; salvo si dimostri, è ben possibile, l’esistenza diverse traiettorie dell’agire dell’uno rispetto agli immediati interessi dell’altra. Nel caso che involve la Contrada della Lupa e il comportamento tenuto dal fantino Velluto, ciò non è dato scorgere. Incomprensibile che alla prima sia stata comminata una deplorazione, al secondo un palio di squalifica. Una decisione che sfugge alla logica, contraddicendo palesemente le contestazioni mosse. Si osservi, non trattasi di evento determinato dal concorso di diversi soggetti - fantino contrada - così che le sanzioni possano divergere in ragione del diverso apporto causativo; piuttosto di un risultato conseguito dall’uno (il fantino) in ragione della piena e indiscutibile rappresentanza dell’altra (Contrada): inammissibile distinzione alcuna in termini sanzionatori. Non basta; l’errore commesso è ancor più grave. Si parta dal lessico. L’espressione centrale (raggelante la miopia di chi ebbe a suggerirla), fulcro della procedura che ci occupa, tanto da essere ripetuta in ogni atto che la compone, è la seguente: la Contrada della Lupa, attraverso il proprio fantino, avrebbe posto in essere: “continui tentativi di ostacolo nei confronti della rivale Contrada Sovrana dell’Istrice che, pertanto, aveva difficoltà a mantenere la propria posizione”. Ebbene, al di là del profluvio di incisi, tali da rendere assai faticoso il leggere, occorre evidenziare una “pantagruelica” omissione: Lupa e Istrice, lo volle la Sorte, erano l’una accanto all’altra; cos’altro avrebbe dovuto fare il fantino della Lupa se non ostacolare, lecitamente, la propria rivale? Qui sta il punto. Il fantino Velluto, con indubitabile maestria, ha difeso i propri colori senza mettere a rischio uomini o cavalli (l’ordine tra equidi e bipedi non è casuale), ha mantenuto il proprio posto al momento della mossa, non ha utilizzato i gomiti o il nerbo, cercando, inevitabilmente, di ostacolare il fantino dell’Istrice, allorquando costui, beatamente ignaro di quanto si andava chiaramente a prospettare, decideva di riportarsi nei pressi della posizione assegnatagli. In altri termini, Velluto ha agito nel pieno rispetto del Regolamento. Ebbene, secondo: “un esame e una valutazione che risponda esclusivamente alla logica paliesca”, siccome la Giusta espone in epigrafe al suo decidere, doveva essere mandato esente da qualsivoglia addebito, siccome la Contrada. Diversamente si è agito, perdendo un’occasione unica, per fornire un’argomentata analisi dei fatti, si da individuare i principi in forza dei quali è consentito discernere tra il legittimo ostacolare e il sanzionabile impedire. Occasione unica, al fine di offrire una ricostruzione completa dei canoni che devono sovraintendere la valutazione di una fattispecie invero assai complessa, coniugando, finalmente, la tradizione e il contemporaneo, impedendo a quest’ultimo di completare l’omologazione del Palio a una consueta competizione tra equidi. Sarebbe occorsa lungimiranza, capacità critiche e di analisi, raffinata conoscenza del Regolamento, coraggio unito alla consapevolezza del proprio in sé collettivo, qualità che sembrano da tempo ramenghe. Si è preferito differenziare le sanzioni, così sbagliando due volte. Illustre Direttore, allora, il silenzio rimane l’ultima opzione valida; inutile continuare a riflettere su temi che risultano alieni a chi ha l’onere del decidere.
3 dicembre 2024 |
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