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Martinelli se ne faccia una ragione: si tratta di sanzioni di primo grado camuffate da proposte

La diatriba tra la nostra Redazione e Roberto sui "gradi di giudizio" sanzionatori nel Palio non terminerà mai e ognuno resterà della propria posizione; Martinelli, tra l'altro, è affiancato nella tesi da Giuseppino della Mucchina. Entrambi sono avvocati e non hanno dimestichezza su come siano nate storicamente le norme del Regolamento.

Entrambi si fissano sul verbo usato nel co. 2 dell'art. 92: "propone", ergo esiste, per loro, un solo grado di giudizio poiché l'Assessore propone e la Giunta decide.

Non è vero niente di tutto ciò. L'Assessore ha una facoltà che la Giunta non ha, cioè quella di valutare se un comportamento sia sanzionabile o da archiviare. La Giunta può solo ridurre e non aumentare le sanzione e l'unica eccezione si è avuta ovviamente con Brunetto nostro per il caso del Columbu del 2006.

Ne deriva di conseguenza, al di là del verbo proporre, che l'Assessore può decidere, in primo grado, se sia giusta l'archiviazione sulla quale la Giunta non ha alcun potere di intervenire, oggi solo di ratificare.

Le sanzioni dell'Assessore sono camuffate da proposte, ma sono sanzioni di primo grado sotto ogni profilo si voglia rivoltare la frittata.

Anche per questo 2024 si sono viste archiviare posizioni che la Giunta non potrà mai modificare; se poi una Contrada o un fantino non propone ricorso alla Giunta stessa, la sanzione non potrà che essere ratificata e mai ritoccata.

Esistono nella scalettatura sanzionatoria due gradi giudizio: il primo che decide, il secondo che può solo diminuire la sanzione.

Gli avvocati guardano virgole, punti e, giustamente, i termini usati. Proporre, per loro, non è decidere; non è così. Se ne facciano una ragione.

11 novembre 2024