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Quando le regole del Palio non coincidono con quelle nazionali. Chi ha ragione? Rosadè ha travalicato i limiti del Regolamento sulla richiesta formulata dalla Lupa di accesso agli atti, com'è contemplato dalla Legge nazionale 241 del 1990. Andiamo con ordine per evidenziare la serie di errori commessi da Rosadè. Prima tappa: come aveva a suo tempo accennato il nostro uccellino, trasformatosi in Barbagianni, allegati alla Relazione dei Deputati c'erano tre esposti, uno dei quali dell'Istrice. Seconda tappa: non risulta, sempre grazie al Barbagianni, che nella Relazione dei Deputati ci sia il minimo accenno al tondino e relativo inserimento di Dinopes con il cavallo. Terza tappa: partono le contestazioni e sia alla Lupa che a Dinopes nella premessa della richiesta di discolpe si legge testualmente: "Esaminate le Relazioni dei Deputati della Festa (di seguito, la "Relazione dei Deputati"), degli Ispettori della Pista (di seguito, la "Relazione degli Ispettori") e del Mossiere, oltre ad aver visionato il Filmato ufficiale prodotto dal Consorzio per la Tutela del Palio (di seguito il "Filmato") ...". Non c'è quindi alcun richiamo all'esposto dell'Istrice per la parte riguardante il tondino; tanto più che, correttamente, Rosadè dispone per l'ufficietto l'allegazione delle parti della documentazione su cui si basa la contestazione (art. 98 co. 2). Quarta tappa: gli avvocati della Lupa non trovano alcun riscontro che avvalori la contestazione del tondino perché non esiste alcun documento dell'esposto dell'Istrice; si inalberano chiedendo, in base alla Legge 241, l'accesso agli atti poiché la Lupa ha interesse diretto alla questione. Quinta tappa: Rosadè accoglie la richiesta commettendo un errore tecnico di grosso significato. Ha sbagliato prima nel non allegare l'esposto dell'Istrice; sbaglia la seconda volta accettando la richiesta in base alla 241 e creando un pericoloso precedente. Non solo Rosadè consegna l'intera Relazione con tutti gli allegati alla Lupa, ma predispone che anche tutte le altre tre Contrade vengano in possesso della documentazione. Rosadè non solo ha infranto il Regolamento (co. 2 e soprattutto 3 del 98), ma ha infranto la consuetudine e precise disposizioni amministrative che non permettono la consultazione dell'intero fascicolo; già in passato, Oca (1979 e 2015) e Montone (2018), tali richieste erano state respinte. Sesta tappa: l'onorandino della Lupa si agita nei confronti del collega di Camollia poiché quest'ultimo è venuto meno ad un preciso accordo tra le due Contrade. Piccolo passo indietro e riportiamo le lancette al giugno 2012 quando gli onorandini di Istrice (la Nippa) e Lupa (Viviani) sottoscrissero attraverso le rispettive Assemblee un accordo di buon comportamento, evitando reciprocamente accuse sul terreno paliesco. Rileggere gli articoli del Corriere di Siena e de La Nazione per rinfrescarsi la memoria. Settima tappa: le dimissioni dell'onorandino della Lupa da vice-onorandone, come ha brillantemente comunicato l'edizione digitale di RadioSiena. Ottava tappa: si apre adesso una riflessione che Palazzo non sembra in grado di risolvere. La normativa nazionale può sovvertire disposizioni regolamentari che una sentenza del TAR ha definito impeccabili e non suscettibili della sua attenzione amministrativa? Sarebbe stato molto meglio rifiutare alla Lupa l'accesso agli atti con la 241; ma sarebbe stato meglio e perfetto, sul livello regolamentare, che Rosadè avesse fatto riferimento all'esposto dell'Istrice consegnando l'atto secondo il dettato del 92. Nona tappa: se Palazzo tornerà alle origini, senza cioè acconsentire al dettato della 241, ci sarà l'occasione di chiamare in causa ancora il TAR per dirimere la questione. Occasione dorata per la nostra Redazione. 28 ottobre 2024
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