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Espressioni patetiche sulla giustizia paliesca che non possono fare da guida Come accade, senza se e senza ma, ogni tornata sanzionatoria viene accompagnata da un'incredibile serie di patetiche posizioni assunte più per farsi vedere e notare piuttosto che per contribuire, con le critiche, a costruire un'analisi profonda. Vero è che il meccanismo regolamentare delle sanzioni sfugge alla maggior parte di coloro che, spinti da una considerevole mania di protagonismo, hanno "anche" la pretesa do dialogare su argomenti delicati; vero però che Palazzo, al momento, non fa altro che aprire le sue porte a simili incontrastati eccessi: ognuno parla, scrive e dialoga per sposare quell'"Io l'avevo detto" ed in sostanza è nutrimento del Palio stesso. Senza chiacchiere convinte e veritiere il Palio perderebbe molto del suo peso sociale. Il voler, in modo patetico, annunciare la fine del Palio attraverso le sanzioni è quanto di più ridicolo possa esistere; così com'è ridicolo riposizionare all'attenzione l'uso delle gabbie tra i canapi, non sapendo che una simile "idea" risale addirittura al 1881 e basterebbe studiare anziché lasciarsi andare all'"Io l'avevo detto". Palazzo deve saper rispondere applicando una linea sanzionatoria di collegamento tra la richiesta di discolpe, l'esame e la relativa sanzione o archiviazione. Non ci sono termini che richiami sussulti, la linea da seguire è semplice: basta conoscere le regole e l'applicazione che ne deriva. La domanda da porsi è anche un'altra: Palazzo è in grado di saper rispondere attraverso i propri atti alle espressioni patetiche di quell'"Io l'avevo detto"? Ne dubitiamo. 23 ottobre 2024 |
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