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Il Pinguino Geniale sulla cancellazione del Corteo delle Patacche

Domanda: Al di là della cancellazione del reato di abuso d'ufficio, occorre chiudere gli occhi. Riaprirli per capire se la cancellazione del corteo avrebbe costituito una violazione di legge inquadrando tutto nei diritti violati della popolazione senese. Nel momento in cui il Regolamento per il Palio, cioè la legge che stabilisce tutto ciò che occorre per correre in Piazza del Campo, è stato volontariamente ignorato ciò avrebbe potuto costituire arbitrario abuso del proprio potere

La risposta del Pinguino Geniale:

Caro Direttore,

nulla comprendo di leggi e regolamenti, men che mai di abusi d’ufficio.

Ho chiesto a menti esperte e aperte: la risposta è stata univoca: non vi è condotta penalmente rilevante.

Invero, ritengo che il senso della Sua domanda sia più profondo, talché, cercando di interpretare il Suo scrivere, provo a darLe risposta.

Palese la violazione dell’art. 72 del Regolamento del Palio.

Non è dato disputare una Carriera, senza prima aver svolto il Corteo Storico.

Averlo ignorato, rappresenta la palese dimostrazione dell’eccessiva preoccupazione che attanaglia quanti, a vario livello, sono chiamati a condurre la Festa.

Si strologa molto su passato, presente e futuro, finendo per rimpiangere epoche, invero mai esiste; basterebbe riconoscere il mitologico che rappresenta lo spirito del Palio; rammentare che una Festa richiama sorrisi; incoerente il cupo cipiglio di tanti dirigenti e dei vertici comunali.

Occorrerebbe scrollarsi di dosso il timore dell’altrui giudizio; riconoscersi nella propria unicità; menarne vanto; ricercare nuovi interlocutori in grado di cantare le gesta di una rappresentazione della vita unica nel suo genere.

Riscoprire le origini, coniugandole non al presente massificato, bensì al proprio consapevole attuale, per trarne orgogliosa forza vitale.

In senso ostinatamente contrario, “l’abolizione” del Corteo storico.

La consuetudine richiamata dalla Prof. Fabio, smentita dai precedenti, quindi inesistente, oltre a rappresentare un insulto a quanti nel corso di un anno tengono viva la passione collettiva, ha mostrato l’incapacità di cogliere un’occasione unica per far fronte comune ad evidenti difficoltà logistiche.

Occorreva una chiamata collettiva allo Spirito della Festa, si è preferito un'inconcepibile ritirata che sa di rotta.

Non si è colto il nesso tra l’effettuazione del Corteo e l’impegno collettivo che ne avrebbe potuto consentire lo svolgimento; manifesta l'incapacità di credere nella propria comunità; evidente il timore di chiedere il collettivo ausilio; inevitabile la più amara delle rinunce.

Vede Caro Direttore, in questo incedere vi è il precipitato pratico di quella penosa preoccupazione di cui scrivevo poc’anzi: di fronte a un problema, invero complesso, si è preferito non affrontarlo, violare il regolamento, rischiando di degradare il tutto ad una corsa di cavalli.

Il Palio, la sua Essenza, è riuscito a restarne indenne, offrendoci l’imprevedibile sublime.

Si immagini l’inverso, quindi 17 popoli impegnati per una notte  e un giorno a dare riparo ai soprallassi, ad asciugare monture, a individuare ogni soluzione possibile acché la Festa non subisse mutamenti, restasse identica a se stessa.

Ancora, s’immagini i racconti che ne sarebbero seguiti celebrandone la riuscita; le iperboli che avrebbero tramandato l’esito positivo di un collettivo impegno.

Allora, la decisione assunta non solo ha privato i protagonisti del loro naturale proscenio, quanto ha sottratto il racconto a un evento che vive della sua narrazione.

Un danno, purtroppo irreparabile.

Spero di aver risposto al suo complesso quesito.

21 agosto 2024