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Ha senso parlare di fantini e cavalli quando le Fornaci si avvicinano?

Ogni tanto ci viene da chiederci che senso abbia scrivere e parlare di strategie paliesche, di cavalli, fantini, giustizia paliesca e quant'altro, nel momento in cui registriamo il vuoto assoluto su un'operazione di accerchiamento da parte degli animali e che ci porterà ad aprire le porte delle Fornaci.

Se osserviamo i contatti quotidiani che registriamo, ieri si è arrivati all'unità singola, comprendiamo benissimo che la questione non interessa proprio a nessuno, Palazzo in primis.

Solo quando accenniamo ad Egli e C. vediamo che la lancetta degli accessi si alza leggermente, molto leggermente. Allora ci viene da approfondire la considerazione che, nella sua drammaticità, spiega perfettamente il disinteresse completo sulla prossima legge che si innesca con quanto previsto dall'art. 9 della Costituzione.

Là, dove si fa come ci pare, c'è Siena a cui è stato tolto quello strumento finanziario attraverso il quale si poteva continuare, con moderazione, a fare ciò che ci pare.

Adesso non serve rimpiangere i tempi che furono; adesso deve trovarsi quell'impegno fattibile per distogliere lo sguardo da Siena per proiettarlo verso gli altri scimmiottamenti italici, nati per caso e senza la più minima traccia di storicità culturale.

Attaccare Siena significa cancellare tutto; ma Siena deve pensare solo a se stessa e non certo al resto d'Italia. E' ormai imminente l'ennesima pubblicazione dell'ordinanza animalaia, che passerà ancora sotto la formula del "urgente e contingente". Proprio il ricorso al TAR Lazio, che queste pagine evocano dal 2009, sarà possibile aprire una breccia in un atto amministrativo e fare in modo che la prossima legge ne tenga nella dovuta considerazione.

Palazzo non è mai stato all'altezza di intraprendere questa strada; vediamo se la Nippa lo sarà.

Nell'attesa continuare a parlare di cavalli e fantini è la strada per nascondersi dietro un dito ed evitare di guardare negli occhi la realtà.

14 luglio 2023