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I principi stabiliti dalla Corte Costituzionale contro il Palio in Piazza

Sono state rese note le motivazioni della Corte Costituzionale con cui, il 23 settembre, era stato deliberato che l'adozione dei Dcpm da parte di Conte non hanno violato la Costituzione.

La sentenza, la n. 198 depositata il 22 ottobre, non è ancora stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, avverrà mercoledì, ma la sua diffusione è già iniziata.

Nella lettura di alcuni passi troviamo un concetto di fondamentale importanza: Il Dcpm oggetto del deliberato della Consulta "si è limitato ad adattare l'andamento della pandemia a quanto stabilito in via generale dalla fonte primaria, cioè dal precedente decreto legge convertito in legge dal Parlamento.

Bene, e con il Palio tutto questo cosa c'entra?

C'entra nel momento in cui l'attuale ordinanza del Ministero della Salute, uno dei continui copia-incolla dell'ordinanza dell'animalaia legaiola Martini, ha allacciato il suo dettato normativo ad una "fonte primaria", vale a dire l'art. 24 del decreto legislativo n. 36 del 28 febbraio e che entrerà in vigore il 1 gennaio prossimo.

Si tratta delle disposizioni che hanno portato alla definizione del "cavallo atleta" con il recente rafforzamento della modifica dell'art. 9 della Costituzione.

Siena non ha mai voluto affrontare con determinazione l'argomento; izyno, che voleva addirittura fare un convegno con l'animalaia, si è sempre adagiato su un guanciale abbastanza frivolo e l'unico che ha cercato di imbastire qualcosa è stato Franco Ceccuzzi, poi precipitosamente tornato sui suoi passi.

De Mossi, che ovviamente è geloso a livello professionale e risulta carente nella materia, non analizza la questione solo perché non sa neppure da dove iniziare.

Siena resta sola, ma vincolata ad un inventato motto: "A Siena si fa come ci pare".

25 ottobre 2021