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Verso le Fornaci - 1

La coreografia, che accompagna le decisioni paliesche di De Mossi, potrebbe essere ampiamente superata nel 2022, quando, il primo gennaio, entrerà a tutti gli effetti in vigore il decreto legislativo sul "cavallo atleta".

Come è stato più volte rimarcato, l'ordinanza dell'animalaia e legaiola Martini, che ora porta la firma di Speranza, ha fatto emergere un passaggio che non può essere ignorato da chi pretende di sposare il detto "A Siena si fa come ci pare".

A parte, come più volte scritto, che a Siena, e nel Palio in particolare, non si è mai fatto nei secoli come "ci pare", lo studio eseguito dall'Istituto Zooprofilattico di Brescia, su specifica richiesta del Ministero della Salute, porrà, una volta racchiuso all'interno delle nuova normativa, il Palio in una posizione tale che decreterà la sua perenne scomparsa.

La strada che più volte abbiamo sollecitato, e che non trova alcuna sponda istituzionale con un De Mossi che non vuole pestare i piedi al potere centrale, sta sempre più sprofondando nella trascuranza in quanto necessita di vedere in faccia le persone che sappiano assumersi particolare responsabilità. Non è il caso di De Mossi.

Abbiamo allora pensato di analizzare punto su punto il dossier dei bresciani e di mettere in evidenza l'incompatibilità storica e secolare del Palio con questi burocrati italici che, stando seduti, hanno anche la pretesa di "insegnare".

Il primo punto all'esame traccia le linee dei permessi di autorizzazione al Palio. Fin dal 1659 la possibilità di correre, come i tutti i quattrogiornisti NON sanno né conoscono, era condizionata dal placet dell'autorità granducale che in terra di Siena era rappresentata dal Governatore. Con il susseguirsi dei secoli, come i quattrogiornisti NON sanno né conoscono, questo placet è passato dal Prefetto, al Questore fino, ai tempi attuali, al Sindaco.

Oggi è il Sindaco di Siena che autorizza se stesso a procedere all'autorizzazione del "via" alla Festa.

Nel 2022, con la nuova ordinanza o, peggio ancora, con un'apposita legge, non sarà più così. Formalmente una specie di "Comitato Organizzatore", presente in tutti gli scimmiottamenti d'Italia, dovrà richiedere al Sindaco l'"autorizzazione allo svolgimento della manifestazione". A Siena, poiché il Palio continua ad essere gestito da Palazzo, nulla cambia sotto questo profilo.

Cambierà molto nelle tappe successive. Come avviene adesso il Sindaco fisserà la data di convocazione della Commissione di Vigilanza, ma dovrà provvedere ad inoltrare la documentazione, di cui parleremo più avanti, al Ministero o segreteria tecnica, che la esaminerà prima della nomina del Tecnico come quello che, ai tempi di Valentini, voleva mettere il preservativo sui colonnini di Piazza.

La documentazione al vaglio delle strutture romane dovrà contenere il Regolamento (che c'è dal 1721); una valutazione dei rischi ai fini della tutela del pubblico e dei fantini durante le prove e il Palio (che non esiste); una relazione sulle "caratteristiche tipologiche del percorso e le strutture che lo delimitano" (che non esiste); il regolamento dei controlli per fantini ed equini (che non esiste).

Si tratta di un dossier che deve essere pronto ben 30 giorni prima del Palio, poiché, come vedremo nei giorni successivi, il compito del Sindaco inizierà solo nel  momento in cui la Commissione dei romani avrà analizzato punto su punto in cosa consiste l'applicazione delle "regole".

La strada per le Fornaci è aperta. A presto.

29 settembre 2021