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Aumenta il pericolo dei contatti, ma non nel Palio

A leggere il puntuale e condivisibile appello di De Mossi, a braccetto con D'Urso, sull'aumento della diffusione della pandemia specialmente tra i giovani (il comunicato non ci è stato inoltrato a causa del nostro allontanamento nell'indirizzario di Palazzo), si devono avanzare alcune considerazioni.

Ottimo l'invito di De Mossi: "Raccomando una volta di più l'uso dei dispositivi di protezione individuale, ma soprattutto vi chiedo di evitare assembramenti inutili che sono la prima causa di diffusione del contagio, diversamente dovremo applicare misure più restrittive"; un invito che apre un'infinità di porte per il dialogo paliesco.

La diffusione del contagio dipende dagli assembramenti e dalla mancanza di protezioni individuali; ragionamento lineare e concreto che non fa una piega come da un annetto sappiamo tutti. Se ci atteniamo scrupolosamente al distanziamento sociale la situazione, in continuo peggioramento, potrà essere risolta.

Ma questi principi, a quanto sembra, non vengono applicati da Palazzo alla problematica paliesca. La recente dichiarazione di De Mossi impone un allargamento al pericolo che riguarda l'organizzazione del Palio.

L'annullamento degli ordinari 2021, anche perché De Mossi non ha voluto comprendere il significato di un'eventuale modifica dell'art. 102, è, alla luce dell'attuale situazione pandemica, urgente e ireeversibile.

Senza ordinari non è possibile pensare ad organizzare il Palio in più, che serve solo a De Mossi per porgere un aiutino alle tre Contrade squalificate. Sono proprio le squalifiche in essere a bloccare l'intero sogno di vedere a tornare il tufo in Piazza, poiché gli interessi "paliesco-amministrativi" acquisiti non possono orendere il volo con un semplice atto d'impero e senza seguire le "regole del gioco".

Come si può pensare, anche in prospettiva autunnale, che vengano d'incanto a cadere tutte le prescrizioni relative agli assembramenti, più o meno inutili?

18 febbraio 2021