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Fissare un punto da cui iniziare

Alla vigilia della cosiddetta "attività normale", l'Italia si trova sempre più coinvolta a fare di conto con l'epidemia ed il virus non sembra accennare ad alcuna resa.

L'attività paliesca 2021 è a rischio, inutile nascondersi dietro il dito e la complessità organizzativa è date che un edificio come la Fortezza non basterebbe per non apparire.

Mentre i capitanini, poveretti, pensano di aver scoperto l'acqua calda (due giorni di provine in Piazza), o si cimentano in direzioni quattrogiorniste di grande effetto (il var alla mossa), sarà opportuno che De Mossi, se dovesse degnarsi di pensare per almeno dieci minuti al giorno all'organizzazione paliesca, metta a fuoco una data dalla quale sarà impossibile tornare indietro.

Il punto di riferimento, a nostro avviso, è il 1 marzo 2021, giorno in cui o si è venuti in Italia nella determinazione di convivere con il virus, oppure l'esatto contrario. Proseguire dopo il 1 marzo ad obbligare mascherine e distanza interpersonale significherà che il Palio targato 2021 farà la stessa fine del 2020.

Non esiste, nel Palio,m alcun tipo di protocollo attuabile essendo, come giustamente sostenuto da De Mossi, una Festa di Popolo e, come tale, vincolata a ritmi e  cadenze in cui la distanza interpersonale non può esistere.

Certo è possibile fare tutto, ma nel Palio proprio tutto non si può fare. Il Palco delle comparse, ad esempio, come disporlo tenendo la distanza interpersonale? Si può allargare ai palchi del Comune al Casato, certo; anche trasferire un pezzo in Piazza, certo. Ma, allora, dove si concilia la Festa di Popolo con queste fantomatiche modalità di contenimento al virus?

Certo, per "arrivare alla frutta" si potrebbe anche abolire il Corteo delle patacche; avrebbe un senso ... quattrogionista ed in linea con l'attuale mentalità organizzativa di Palazzo.

Attendere il 1 marzo per assumere l'ennesima dolorosa decisione.

25 marzo 2020