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La RAI e la sputtanata che attende De Mossi

 L'ennesima attenzione mostrata da La Nazione sul rinnovo, o proroga, del Palio in tv potrebbe causare un'ennesima sputtanata a De Mossi. Come si ricorderà la Giunta Comunale, con atto n. 168 del 2 maggio 2019 deliberò "di procedere alla risoluzione dell'accordo ... fra Comune, Consorzio per la Tutela del Palio e Magistrato delle Contrade per la regolamentazione delle riprese televisive per i restanti anni 2019 e 2020"; per poi accorgersi che la rottura dell'accordo avrebbe comportato una serie infinite di spese giudiziarie.

Farsi trasportare dall'emotività del momento, come avvenne qualche mese dopo nei commenti delle Strade Bianche, ha messo De Mossi in una delicata situazione nella quale è incastrato.

L'accordo di cessione delle immagini, che sono di esclusiva proprietà del Comune di Siena in quanto organizzatore unico del Palio di Siena, non contempla proroghe per cui nel 2021 o si rinnova completamente l'accordo, contestato e messo alla berlina dallo stesso De Mossi, oppure lo stesso De Mossi va ad inserirsi in un vicolo cieco.

Seguendo La Nazione conosceremo gli sviluppi. C'è un altro aspetto da sottolineare e che riguarda la totale confusione che regna in Palazzo sull'argomento.

E' evidente che non avendo alle spalle conoscenze dirette ed indirette, e mancando un ufficio che sappia e conosca le "cose di Palio", De Mossi possa incorrere in sbagli inventandosi di sana pianta le circostanze.

Il 14 gennaio 2020, De Mossi rispondendo ad un'interrogazione di Brunetto Nostro sull'argomento televisivo (atto n. 11) ebbe ad affermare: "... per quanto rigarda il rapporto con il Consorzio noi siamo, come Comune, usciti ... successivamente allo scambio di lettere che c'era stato".

De Mossi ha commesso l'errore di essersi inventato tutto. Il Comune di Siena, nel 1981, quando fu inventato il Consorzio, venne invitato ad entrarvi come socio, come soci erano i 17 onorandini. L'allora Sindaco Mauro Barni rifiutò che il Comune di Siena diventasse socio del Consorzio per cui ci chiediamo, e chiediamo a De Mossi: come si fa ad uscire da un ente nel quale il Comune non c'è mai entrato?

Al di là di ciò, adesso come fa De Mossi ad accettare una proroga inventata e non contemplata nella cessione delle immagini nella delibera n. 393 del 10 novembre 2017?

Sputtanata in arrivo.

17 agosto 2020