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Il sottopassaggio del tunnel

C'è chi lo chiama Museo, senza possedere quelle caratteristiche stabilite dalla legge regionale; chi lo ha chiamato Galleria; chi, come noi, è passato dal tunnel al sottopassaggio. Certo è che l'ennesima barzelletta amministrativa, ideata per la prima volta dal Sindaco Barni, risulterà l'ennesimo fiasco per gli scopi a cui vuole arrivare.

Se si pensa, infatti, che con un costosissimo progetto finanziato, a quanto pare da privati, si cancelli ed eludano tutte le polemiche derivanti dagli infortuni sul tufo, si crea l'effetto boomerang.

La gente, infatti, non vuole "sapere" o "conoscere"; vuole, al contrario, proiettarsi in Piazza per filmare una corsa della quale conosce solo l'incidente per poi andare alla ricerca di quella demenzialità assoluta che si traduce nei "mi piace" o nei "seguaci".

Se si pensa, con il sottopassaggio, di fornire materiale utile a capire il Palio il ritardo comunicativa supera i 93 anni; se, come sopra accennato, si pensa di offrire un prodotto, per cancellare gli attacchi degli idioti animalai di turno, si è solo in presenza di una delle numerose patacche, frutto di uno spregiudicato e blasfemo pensiero di essere "speciali".

Se si considera all'importo esorbitante di 3 milionicini di eurini, c'è da chiedersi il motivo per cui lo sponsor individuato non possa pensare di proiettare il tutto verso il rinnovo dei costumi, trattandosi sicuramente di "soldi facili a pioggia".

L'idea del sottopassaggio, o tunnel, è di quelle che vanno bocciate prima ancora di muovere i passettini: Siena non ne ha bisogno. Come non ne hanno bisogno coloro che vengono a Siena solo per immettere su quei demenziali social il puntaspilli: io c'ero.

  15 maggio 2020